Trump: “Grazie Fiat per l’investimento in Usa”

11 Gennaio 2017

Trump ringrazia Fiat per l'investimento in USA

Domenica l’annuncio che Fiat Chrysler Automobiles investirà un miliardo di dollari negli Stati Uniti creando 2 mila posti di lavoro in Michigan e Ohio. Ieri, puntuale, il tweet del presidente eletto Trump che ringrazia «Fiat C».
Da Detroit, dove si è aperto il tradizionale Auto Show Sergio Marchionne ostenta low profile e dispensa sorrisi sornioni. Ma è evidente che l’inaspettato uno-due mediatico ha avuto il suo effetto.
«Fiat Chrysler ha appena annunciato piani per investire un miliardo di dollari in Michigan e Ohio – scrive Trump – aggiungendo 2 mila posti di lavoro. Questo dopo che Ford ha detto la scorsa settimana che si espanderà in Michigan e negli Usa invece che costruire uno stabilimento da un miliardo di dollari in Messico. Grazie Ford e Fiat C!». Replica a caldo l’amministratore delegato di Fca: «Lo ringrazio di cuore per averci ringraziato. Il nostro è un atto dovuto al Paese». Mette le mani avanti il manager col maglioncino nero, quasi si schermisce: «Non ho parlato con il presidente eletto e non ho parlato con il suo staff. Il nostro investimento da 1 miliardo di dollari negli Stati Uniti non è legato a Trump. Sono tutte speculazioni». Sul neopresidente Marchionne non si sbilancia, spiega che Fca si adatterà alle regole, quando e se cambieranno. «Non sappiamo ancora esattamente cosa cambierà. È un territorio nuovo per tutti, nessuno ha mai avuto un presidente che twitta.Trump è il presidente, noi siamo costruttori, ci adatteremo».
Certo, un marchio come Jeep deve essere globalizzato e lo sviluppo del brand nel mondo è stata forse la principale scommessa messa in piedi da Fiat quando si è impegnata nel 2009 a rilanciare la Chrysler. «La carta Jeep nazionale e internazionale è la cosa che dobbiamo fare. Se giochiamo solo il difesa, difenderemo solo l’orto locale. Se cominciamo a mettere barriere andiamo a impattare anche sulle produzioni Usa. E non dimentichiamo che l’accordo Nafta non riguarda solo il Messico, ma anche il Canada dove noi abbiamo importanti stabilimenti. Ma lui, Trump, i discorsi economici li capisce perfettamente. Non ha bisogno dei miei consigli». Ma se la nuova amministrazione mettesse tasse troppo alte, Fca chiuderà le fabbriche messicane di Toluca (dove a fine gennaio inizierà la produzionedi Jeep Compass) e Saltillo (motori e pick up)? «E’ certamente possibile – la laconica risposta di Marchionne -. Noi potremmo ritirarci».
Comunque sia, il ciclone Trump non lascia indifferenti i boss delle grandi case automobilistiche presenti sul territorio americano. Domenica sera il numero uno di Daimler Mercedes, Dieter Zetsche, si è affrettato a dichiarare che il gruppo tedesco investirà 1,3 miliardi di dollari in Alabama. E ieri il capo di Toyota Usa, Jim Lentz, ha annunciato investimenti per 10 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi cinque anni.
C’è poi chi pensa che il presidente eletto darà pure nuovo impulso al processo di consolidamento del settore auto, processo che continua a stare molto a cuore al manager italo-canadese. Il quale ritiene che un accordo fra Fca e un partner sia ancora possibile prima di dare («Lo spero») il suo addio al gruppo nella primavera del 2019 dopo aver firmato il bilancio 2018. «Non escludo niente, è impossibile – dice -. Le cose si cambiano in sei mesi, come in sei giorni. Siamo aperti, continuiamo a essere aperti». Ancora la speranza di andare a nozze con Gm? «Da quello che capisco, e capisco poco, un’unione fra General Motors e Fca al presidente Trump dovrebbe piacere».
Intanto Marchionne si gode la rinnovata attenzione da parte degli investitori dopo la promozione di Goldman Sachs. «Si sta sviluppando una coscienza sul fatto che gli obiettivi che ci siamo dati al 2018 non sono poi così fantasiosi. Sono rimasti otto trimestri e io confermo tutti i target. Anzi, il ritorno al dividendo potrebbe arrivare anche un po’ prima. Il mio obiettivo è chiudere senza debiti, con 5 miliardi di euro di cassa, 9 miliardi di utile operativo e 5 miliardi di utile netto». Con tanti saluti al partito degli scettici.